Bitrus Galadima

bitrus galadima

Mi chiamo Bitrus Galadima e sono nigeriano. Sono nato il 20 febbraio 1985 a Sara’a ad un paio d’ore da Kaduna, capitale dello Stato omonimo.

Il mio è un piccolo villaggio di agricoltori e la vita è semplice, tranquilla e a volte dura. Mio padre ha due mogli poiché, anche se siamo cattolici, accettiamo la poligamia, pratica molto antica nella mia tribù, i Rumaya. Il mio gruppo etnico è molto piccolo e poco conosciuto e per contraddistinguerci, da piccoli, ci praticano un’incisione sulla guancia sinistra che, come si può vedere, porto con orgoglio anche oggi.

Ho tre fratelli e due sorelle a cui sono molto legato e, grazie alla mia famiglia, siamo cresciuti forti e sani e oggi siamo tutti “sistemati”. Chi studia, chi si è sposato e la più piccola, figlia della seconda moglie, frequenta l’asilo del mio villaggio. Oggi a Sara’a c’è l’asilo ma io, quando ero piccolo, dovevo fare due ore di strada per raggiungere la scuola e, ovviamente, si arrivava già stanchi. Tutti noi, infatti, ci alzavamo alle cinque del mattino e aiutavamo mamma a cucinare e a vendere poi i piatti pronti per coloro che andavano in campagna a lavorare. Poi si aiutava mio padre in campagna e alle sette si partiva per la scuola…e di corsa! Se si ritardava infatti, il maestro ci puniva ed erano dolori: sapeste le bacchettate sulle mani!

Sono cresciuto così, in un ambiente semplice, fatto di regole chiare e con i tempi dettati dal ritmo della natura. Grazie a questo ambiente mi sono avvicinato a Dio molto presto e ricordo bene che sentivo forte il desiderio di diventare sacerdote sin dalla tenera età.

Mio padre un giorno, durante una riunione fra gli uomini del villaggio, ha dichiarato che avrebbe aiutato economicamente chiunque avesse voluto accedere alla vita religiosa. Ero pazzo di gioia ma anche triste perché pensavo si riferisse a mio fratello, più vecchio di me e, soprattutto, più chiaro di carnagione e quindi più affine all’immagine che avevo dei sacerdoti, sempre bianchi. Poi, grazie al sostegno di un catechista, ho parlato con mio padre e subito sono entrato nel seminario minore. Ho trascorso anni meravigliosi e ho avuto modo di approfondire gli studi su Sant’Agostino e all’ultimo anno del seminario ho incontrato Padre Raymond Tumba, così giovane, entusiasta e…più nero di me!

Ho trascorso la festa per il diploma nel convento di Santa Rita a Kano, nel nord del paese, e poi ho incontrato i frati agostiniani a Kaduna ed infine, Padre Hyacinth Kangyept, l’allora Provinciale degli Agostiniani in Nigeria.

All’incontro nazionale eravamo in 48, ma solo 17 sono riusciti ad entrare in seminario, fra cui io. Ho studiato duramente per cinque anni e il 19 luglio 2014 sono diventato sacerdote e poco dopo sono arrivato a Roma per concludere la mia formazione.

Qui mi trovo benissimo, ma stare lontano da casa è sempre difficile. Voglio terminare il mio percorso il prima possibile per tornare in Nigeria e iniziare a lavorare per la mia gente. Voglio impegnarmi per convincere tutti a studiare perché è solo con l’educazione che si può migliorare la situazione, oggi davvero grave. La Nigeria, infatti, è un paese corrotto, con tanta povertà e violenza e i terroristi di Boko Haram stanno diffondendo terrore e sospetto.

Quando ho la possibilità di parlare con i ragazzi e le ragazze dico loro che se non studiano la loro vita è già decisa: si nasce, si cresce, si va a lavorare in campagna e poi si muore. Se si studia la vita è tutta da scoprire e si aprono sempre nuove opportunità ed io ne sono la dimostrazione!